Puccini in Salotto

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[av_heading heading=’Ensamble dei fiati della Orchestra del Festival Puccini’ tag=’h5′ style=” size=” subheading_active=” subheading_size=’15’ padding=’10’ color=” custom_font=”][/av_heading]
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Direttore Fulvio Creux

Oltre che come compositore in senso completo del termine, Giacomo Puccini si pone in evidenza per l’ampia gamma coloristica che le sue orchestrazioni sanno produrre.
In queste hanno particolare rilievo gli strumenti a fiato: se gli archi (sia pur nel sapiente uso tecnico e coloristico con cui Puccini li usa) rappresentano comunque la massa, la coralità, i fiati – sin dai tempi della orchestra rossiniana – rappresentano i singoli personaggi che si muovono sulla scena; in Puccini, però, questo non è sufficiente: in lui i fiati rappresentano soprattutto il colore, la pennellata, la sfumatura, la collocazione definitiva di un pensiero, di una idea spesso legata al personaggio.
Per questo, con questo progetto, si è pensato di trasportare la musica di Puccini utilizzando unicamente il colore degli strumenti a fiato.
Già le Bande Musicali, nel corso dei passati periodi, hanno molto contribuito a questo, ma la loro funzione è stata principalmente quella di “sostegno” al canto, con relativa poca importanza affidata alla restituzione di un “colore” memore della descritta sapienza coloristica del grande toscano.
Si è dunque cercato di “ripensare” Puccini, ma non per una grande Orchestra di Fiati (o Banda che dir si voglia), bensì per un gruppo “cameristico” di 10 strumenti:
1 flauto, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 corni, 2 fagotti e contrabbasso a corda (come sostegno dei suoni gravi).
I principali timbri dell’orchestra sono presenti e l’amalgama del gruppo ne esce con una sonorità che al classico suono della “Harmoniemusik”, di mozartiana memoria, unisce i colori necessari per rendere, in piccolo, la tavolozza pittorica dell’autore toscano.
Il Concerto che ne nasce ha bisogno dunque, più che di grandi spazi, di un ambiente più intimo, quasi cameristico e la musica “da camera”, nell’Italia intrisa d’Opera dell’8/900, ha una sua tradizione che la identifica (Tosti docet) con la musica, le arie, le romanze “da salotto”.
Da qui la parte iniziale del titolo del Concerto, “Puccini in salotto…”: non per sminuirne l’importanza, per ridurlo a frivola occasione di conversazioni salottiere, ma – al contrario – per dimostrare come la sua musica possa e sappia affrontare ogni collocazione: questa, assolutamente inedita, prima tra tutte.
Per dare completezza alla operazione ecco che possiamo adesso fare riferimento alla seconda parte del titolo dato alla serata: “…tra anticipazioni, ricreazioni e pagine celebri”.
Il percorso proposto non poteva certo non tener conto di quei brani che fanno da corollario alla attività di Puccini operista; brani che, se nel 2016 non sono più una novità, lo diventano un poco nelle “nuovissime orchestrazioni” che con cui saranno presentate, tutte o quasi realizzate per la circostanza.
Il percorso musicale propone diverse tipologie di brani, che spaziano da Marce brillanti a celebri Arie, da pagine sinfoniche “ridotte” dalla grande orchestra a pagine più rare, nate per pianoforte e che, nella specifica orchestrazione acquisteranno un sapore nuovo; al centro del programma, quasi a fare da spartiacque, troviamo Crisantemi, che è forse la più celebre pagina strumentale di Puccini.
L’ascolto sarà anche occasione per notare come molte pagine, divenute celebri nelle principali opere, fossero nate – del tutto o anche solo come “idea” – in composizioni risalenti agli anni giovanili.
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